sabato 9 novembre 2013

So much information around and yet so little knowledge, let alone understanding...

giovedì 22 novembre 2012

sukun (c) 2006 


Quando ti tieni compagnia ascoltando gli scambi sul walkie-talkie fra mike-tango e mike-sierra (control 7, control 7, confirm, over...) sai che hai bisogno di dare uno scossone alla tua vita.

giovedì 12 luglio 2012

Voyage au bout de l'insomnie


''La vérité, c'est une agonie qui n'en finit pas. La vérité de ce monde c'est la mort. Il faut choisir, mourir ou mentir. Je n'ai jamais pu me tuer moi.''

[Voyage au bout de la nuit, Celine]

"Malheureusement ce n'est pas de cela qu'il s'agit mais de celle qui me donna le jour, par le trou de son cul si j'ai bonne mémoire".

[Molloy, Samuel Beckett]

“And the great spirit of darkness spread a shroud over me...everything was silent-everything. But upon the heights soughed the everlasting song, the voice of the air, the distant, toneless humming which is never silent.” 

[Hunger, Knut Hamsun]


Un viaggio al termine della notte e' quello che ho appena intrapreso, pretenzioso, un'oretta fa, verso le 4 del mattino. 

Ho sognato un sogno assurdo. Ero Clark Gable, inseguito da Cary Grant ed un altro uomo non identificato (almeno non era un attore famoso. Oppure era Gary Cooper, per completare?). Mi raggiungevano, avevamo una colluttazzione (ci prendevamo a botte, insomma), ma avevo la meglio e rientravo a casa. Su un'isola deserta. 

Ad averlo immaginato, un sogno cosi', che ne no? per un film di Hitchkok, sarebbe suonato falso. Ed invece eccomi qui, a pensare cosa ho letto negli ultimi 10 anni per fare un sogno simile. A parte ''54'', di Luther Blisset, che effettivamente vede Cary Grant in un ruolo di annoiato attore coinvolto in vicende internazionali, non mi e' venuto in mente altro. 

Ne approfitto allora per scrivere qui di tre libri che mi hanno marcato negli ultimi 15 anni. Che sono uniti da un filo rosso.

Si tratta di 'Fame', 1890, di Knut Hamsun; del 'Viaggio', 1932, di Celine; e di 'Molloy', 1955, di Beckett. Il primo scritto in Norvegese e gli ultimi in Francese.

La trama di tutti e tre e' presto detta: attraversare la vita, la propria, ed i suoi fantasmi portando a casa un briciolo di serenita'. Inutile a dirsi, impresa ardua. Le trame, quelle vere, le cercate su wikipedia. Non buttate il bambino con l'acqua sporca: si sa, Celine e Hamsun (quest'ultimo premio Nobel 1920) in politica avevano idee bislacche, francamente orribili, detstabili. Chi meglio di loro per portarci in fondo al baratro?

Non saprei, pero', fare una critica vera e propria dei tre libri. Non solo non sono un critico, ma sono pigro, e la pigrizia mal soddisfa lo sforzo di descrivere dettagli e risvolti di ben tre storie. Vorrei solo capire per quale motivo tre libri, scritti a 65 anni l'ultimo dal primo, mi hanno marcato cosi' profondamente.

Senza dubbio per i tre personaggi che li attraversano. Tre, anche se in Molloy la disperazione prende la forma di un personaggio, Moran, che diventa l'oggetto della sua ricerca, Molloy. Paghi 2, compri 1, una fregatura. Autobiografico? Difficile, ma biografico di una parte di tutti noi, gli Umani, questi sconosciuti bastardi. Il Viaggio e' diverso. E' chiaro da subito che Ferdinand Bardamu non c'entra niente con la (sua) vita: ''Ça a débuté comme ça. Moi, j'avais jamais rien dit. Rien.'' E via attraverso una guerra mondiale, le colonie, l'America di Ford, la medicina nella Francia pulciosa a nord di Parigi. E quindi e' interamente autobiografico: per il dolore di questa vita io, noi, meglio che non c'entriamo niente. Sono gli altri che sono sozzi. E poi c'e' l'innominato bavoso ed affamato protagonista di Hamsun. La critica e' concorde (come in una canzone di Elio e le Storie Tese): un capolavoro del suo tempo. Un viaggio, forse il primo di quel tipo (se si eccettua l'Orlando Furioso, ma quello era piu' epico), in fondo alla pazzia, a rimestarne il sudiciume. Per me forse piu' candido, meno oscuro, piu' dignitoso, con un senso in fondo al libro: mantenere la dignita', non un fardello di cui disfarsi per rimanere vivi, come invece preferisce Bardamu (lo dice lui, mica io). A pensarci oggi, forse questo libro non dovrebbe stare con gli altri. Non e' che perche' due sono bavosi che devono avere la stessa ragione d'essere. Pero' ''Fame'' e' cosi' vero, cosi' vivido nell'evocazione di quella cosa li', la fame, che quando non ce l'hai non riesci ad immaginarla (ecco, ora lo stomaco brontola) da meritare il suo posto in fondo al pozzo con gli altri, dove sono rimasto dopo averli letti.

Poi Hamsun se la prende con Dio (un Dio 'Pan', suppongo, vedere altro suo libro) non con la societa'. Bardamu se la prende un po' con tutta l'umanita', questo puzzolente ammasso di folli, in combutta per uccidere la verita', e lui stesso, en passant. Ma salva Molly: ''Tout de meme j'ai defendu mon ame jusqu'a' present et si la mort, demain, venait me prendre, je ne serais, j'en suis certain, jamais tout a' fait aussi froid, vilain, aussi lourd que les autres, tant de gentillesse et de reve Molly m'a fait cadeau dans le cours de ces quelques mois d'Ameriques''. Salva Molly, e quindi l'umanita'. E se stesso (bien entendu). Molloy non salva proprio nessuno: "A qui n'a rien il est interdit de ne pas aimer la merde". Geniale, piu' grande della vita, un occhio nell'abisso. A chi non ha niente e' vietato non amare la merda. Un manifesto della miseria perche' cosi' dignitosamente aggressivo. Vabbe', comunque cercare un senso a Beckett, la mattina alle 7 dopo 3 ore di insonnia, abbiate pieta'. 

Dunque dicevo che volevo capire. Non e' con l'esegesi dei testi che ci riusciro'. Considerato il ritmo a cui procedo, forse ci mettero' una vita a capirlo. Forse (la scorciatoia che mi potrebbe salvare dal post in cui mi sono ficcato) si tratta solo di un'eco boema, tanto e' vero come e' vero che quando li ho letti tutti e tre per la prima volta, si mangiava poco, perche' lavoro non ce n'era. Spesso panini burro, prosciutto e formaggio, altre volte pasta aglio e peperoncino (senza olio, che costava). Mi direte, beh e' parecchio. Si ma questo non e' il punto. Divago.

Dunque dicevo che volevo capire, stabilire un filo rosso fra questi tre libri: la disperazione! Hmm, troppo facile. La felicita' allora. Non esageriamo. La vita, questa cagna. Troppo piagnucoloso. Forse si tratta solo di paura, la paura della vita, suona banale, ma e' una paura che sento anche io. Rimane che anche oggi sento nei tre libri la stessa vertigine.

Intendo, a corto di argomenti, che un viaggio in fondo all'anima (questa vergine cosi' pudica, borghese e fotofobica) non e' possibile senza Caronti come Hamsun, Celine e Beckett. Per questo ci sono loro: per traghettarti a volo d'uccello sul lato oscuro della vita. Solo che qui non c'e' Luke Skywalker. Il buio sta all'inizio, in mezzo e, non me ne voglia il termine della notte, anche in fondo.

Leggeteli e basta, che son stufo. Il filo conduttore e' tutto un abbaglio.

Del resto adesso c'e' un'alba rossa sull'Oceano Indiano, nella Baia di Maputo, dalla mia finestra.

Mi aspetto che John Wayne suoni alla porta. Meglio prepararsi alla scazzottata



martedì 19 giugno 2012


sukun / aprile / 2012

Non posso dire di essere tornato, ancora.

Ma troppe cose sono rimaste in sospeso, per non sentire la necessita' di decidere: o chiudere e cancellare, o riprendere piano.

E cosi' ecco una foto di una domenica mattina a Maputo. La serie in fieri si puo' trovare qui www.sukun.it

A presto, con rinnovata energia.

lunedì 17 ottobre 2011

413. Take a vacation from the Internet.

I was on the lookout for guidance, any, in this bloody week of winds and storms here at the end of the Black Continent, and in my head.

So I ran into the '1001 rules for my unborn son' blog. I litterally stumbled on this one:

413. Take a vacation from the Internet.

Yes! I said.

This is what I am going to do. Because I need to. Because I am burn-out and the simplest things don't give me pleasure anymore, and I am not communicating but the ghost of what I am. It is a huge copy-paste of the things I was supposed to be/do.

So this will be an out-of-Internet non automatic reply:

Hi, I am officially on Internet holiday. For urgent matters that the outer World cannot sort without me, you will have all my attention on a tete-a-tete e-mail at sukun AT sukun DOT it

Will get back to this and other Internet things (facebook, website etc.) when I feel I have to.

At least to the end of October 2011

Baci&Abbracci

venerdì 30 settembre 2011

destinazione zero - alfa omega.


sukun (c). Mexico D.F. 2002, Danzon.


su di noi / il tempo ha gia' giocato / ha gia' scherzato
ora non rimane che / trovar la verita'


Parla piano, Vinicio Capossela

Sono anni ormai, che gli amici si sposano ed i figli nascono.

Non ne ho visto uno, non sono stato nemmeno ad un matrimonio.

Potrei parlarne, dire i loro nomi. Ma a che servirebbe? Fare loro gli auguri, adesso?

Ho regali inscatolati, che non sono mai riuscito a spedire. Ho vestitini per bambini che adesso potrei dare ai loro cadetti. Sono stato per anni quell'invitato che tanto non potra' venire.

Ho scritto parole qui ed altrove, preso decine, centinaia di aerei. Ancora centinaia ne prendero'. Ho avuto paura di cadere. Forse anche domani, da Lilongwe a Joahnnesburg. Che ne so?

E non sono arrivato ancora a nessuna destinazione.

Quello che mi sorprende pero', e' che sono felice. Sono, credo, intimamente felice.

mercoledì 28 settembre 2011

niente bugie meravigliose
ma solo baci chiedo a te.
cosi frenetico e l'amore
ogni minuto e' tutto mio.

giovedì 15 settembre 2011

Uccidere la nostalgia.
Sorridere per il futuro ed il presente.
Bere di meno, ma non troppo.
Mangiare l'insalata.
Eliminare il mal d'Africa, per poter tornare in Europa.

Ecco il mio manifesto. Ora rimane implementarlo.



 sukun (c) 2011

domenica 7 agosto 2011



solchero', dune mosse.

domenica 24 luglio 2011

distanze / distances

sukun 2010 (c)


Ci abituiamo a tutto.

All’assenza che trasformiamo in amarezza, per accertarci di sentire ancora.

Ci accostumiamo alla voracita’ del tempo, a guardarlo passare impunemente. Ci abituiamo e ci offriamo delle scuse, per non impazzire.

Ci abituiamo alle distanze. Le riempiamo di ricordi come fossero segatura, sperando che un’oceano si asciughi come una pozzanghera.

Sono seduto sul bordo dell’Africa. Bevo i caffe' e mangio i tost. Mi ascolto masticare e deglutire, per evitare che questo silenzio mi assordi.

Ci abituiamo a sparire lentamente, come ombre nella sabbia.

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We get used to everything.

To the absence we turn into bitterness, to make sure we still feel.

We are accustomed to the voracity of time, as it goes by unpunished. We get used and we forge ourselves excuses, not to go mad.

We get used to distances. We fill them with memories as if they were sawdust, hoping that an ocean will dry like a puddle.

I'm sitting on the edge of Africa. I drink my coffee and I eat my toast. I listen myself chewing and swallowing to avoid the silence to stun me.

We get used to slowly disappear, like footsteps in sand.

venerdì 22 luglio 2011

sukun (c) 2011


Sullo sfondo, la skyline inattesa di Maputo, che si allontana nel pomeriggio tropicale.


Sur le sable, face à la mer
Se dresse là, un cimetière
Où les cyprès comme des lances
Sont les gardiens de son silence.

Sur le sable, des lits de fer
Sont plantés là, face à la mer
Mon ami, la mort t'a emmené
En son bateau pour l'éternité.

Si on allait au cimetière
Voir mon nom gravé sur la pierre,
Saluer les morts face à la mer,
Ivres de vie dans la lumière.

Dans la chaleur, le silence
A l'heure où les cyprès se balancent
Les morts reposent au cimetière
Sous le sable, face à la mer.


Les negresses vertes.

martedì 5 luglio 2011

Mozambique Year 1

I wanted to give it right away, with some images up North, crossing the Zambezi river or in Beira. All this is the new issue of www.sukun.it : june/july





venerdì 17 giugno 2011

Sukun (C): Beira, Mozambique, June 2011


quelli che a me piace Shakira,
quelli che Io non voto,
quelli che vado in vacanza a Sharm el Cheick
quelli che mi sono comprato il SUV
quelli che Roma caput mundi
quelli che io facevo solo il mio dovere
quelli che sono loro che sono negri
quelli che Sukun non sa fotografare ( i peggiori)
quelli che il posto fisso
quelli che Berlusconi
quelli che Bersani
quelli che Bossi
quelli che Bondi
quelli che Bindi
quelli che non cominciano per b
quelli che mors tua vita mea
quelli che il volontariato
quelli che l'addio al celibato
quelli che sono depresso
quelli che il precariato
quelli che la famiglia
quelli che etc.

mercoledì 1 giugno 2011

Maputo, Mozambique

sukun / giugno 2011


Una nuova fase della vita si apre. Da oggi, 1 Giugno 2011, Sukun e' basato a Maputo, Mozambico, Africa

Come diceva Trotszky (un paio di settimane prima di essere ammazzato): "ah, et pourtant... la vie est belle!"

giovedì 5 maggio 2011

www.sukun.it it's here

Because, death is certain for the one who is born, and birth is certain for the one who dies. Therefore, you should not lament over the inevitable

2.27 / Bhagavad Gita

sukun (c) Lido di Venezia, Festival del Cinema, 2001


La versione 2 del mio sito internet e' in linea. E' una versione leggera, facile da gestire, ecc.

Ma tutto questo non conta. Quello che conta e' la parola 'fine'.

Questo sito mette la parola fine ad una fase della mia vita. E della mia fotografia. Non so dove va la mia fotografia, se c'e' un inizio o c'e' una fine, probabilmente no.

E' un non senso, pero', parlare della 'propria' fotografia. Sono cosciente che appartengo io a lei. Non uso le fotografie per dire qualcosa. Non ho niente da dire. Ma devo dire quel niente. Per questo ho a volte la sensazione che sono io che appartengo a loro.

Cosi' qui finisce una fase, dal 2001 al 2011 piu' o meno. Una buona parte dei miei archivi e' in Italia. Mi riprometto di concludere questo lavoro appena possibile. E' gia' un sollievo grande, grandissimo, sapere che queste foto non mi tormenteranno piu'.

Respiro l'aria pulita che queste foto hanno lasciato negli scaffali della mia vita.

E sono pronto ad un nuovo inizio. Intanto, c'e' www.sukun.it
Enjoy.